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Giovedì 25 Aprile 2024

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Uscita al museo del baco da seta con gli anziani di S. Croce - Aprile 2018

11 Aprile 2018filanda

Uscita al museo del baco da seta con gli anziani di S. Croce e di S. Lucia di Piave

Mercoledì 11 aprile abbiamo accolto l’invito da parte degli ospiti di S. Lucia di Piave per visitare il museo del baco da seta a San Giacomo di Veglia.

E’ stata una esperienza sorprendente perché molti anziani hanno allevato personalmente il baco da seta nella propria casa, pertanto la visita ha suscitato moltissime emozioni.

Interessantissime notizie sono state illustrate dalla guida, la quale ha coinvolto molti dei nostri anziani.

Volevo in questa occasione, per chi non conoscesse bene la storia del baco da seta, darvi delle informazioni.

Il Baco da Seta ("el cavaliér" in dialetto locale)

Il baco da seta è la larva dell'insetto Bombyx Mori (bombice del gelso) che, prima di raggiungere nello stadio adulto la forma di una farfalla, subisce numerose trasformazioni (metamorfosi) attraverso un complesso ciclo vitale.

BACO

L’industria bacologica vittoriose è stata sicuramente avvantaggiata dalle condizioni ambientali particolarmente favorevoli per la gelsicoltura e per l’allevamento del baco da seta. Il territorio collinare esposto a mezzogiorno e con declivi lievi è infatti caratterizzato da un clima mite, senza nebbie e con una piovosità abbondante in primavera, quando si verifica la fogliazione del gelso; inoltre, non ci sono forti escursioni termiche, alle quali il baco è molto sensibile. Le varietà altimetriche della zona garantivano poi diversi periodi di sviluppo della foglia del gelso, consentendo di scaglionare strategicamente l’inizio degli allevamenti. Ne derivava il grosso vantaggio di distribuire in un tempo più lungo le fasi di lavoro presso gli stabilimenti bacologici. I versanti soleggiati delle colline cenedesi permettevano di avviare allevamenti precoci già nella prima metà di aprile; nelle zone montuose di Serravalle, della Valle Lapisina e dell’Alpago, la fogliazione e dunque l’allevamento del baco iniziavano invece verso metà maggio, quasi un mese dopo.

GELSO

La gelsicoltura, fondamentale per il nutrimento dei bachi, rappresentava un innesto e non uno stravolgimento nel radicato modello produttivo basato su cereali e vino. I gelsi infatti erano maritati alle viti e lo spazio intermedio tra i filari delle vigne restava libero per la cerealicoltura.

La manodopera richiesta era di facile reperibilità, potendo essere impiegati le donne, gli anziani e i bambini della famiglia, che non dovevano essere pagati. Il lavoro si riduceva poi a circa 30 giorni, concentrati tra aprile e giugno, periodo in cui non erano ancora iniziate le grandi fatiche agricole estive.

Nel 1936 in provincia di Treviso erano 40.000 le famiglie di contadini che allevano bachi da seta; per queste, i soldi ricavati dalla vendita dei bozzoli (gaéte) costituivano il primo guadagno dopo il lungo inverno e una delle poche entrate in denaro contante.

I bozzoli avevano due possibili destinazioni: la filanda o gli stabilimenti bacologici.

FILANDA

La maggior parte dei bozzoli era condotta all’ammasso e quindi all’essiccazione per ricavarne in filanda il filo di seta. I bozzoli provenienti dagli allevamenti da riproduzione erano invece trasferiti negli stabilimenti bacologici specializzati nella produzione e vendita del seme-bachi. Qui, dopo una cernita, avvenivano la sfarfallatura controllata e l’accoppiamento.

Le famiglie degli allevatori di bozzoli da riproduzione erano scelte con particolare cura, dovendo garantire dei bozzoli con crisalidi vive in ottime condizioni ottenute nel rispetto di precise prescrizioni.

L’operazione della filatura consiste nel trarre dai bozzoli un filo di seta continuo e dallo spessore costante unendo più bave non sufficientemente resistenti per essere utilizzate singolarmente.

Tale operazione è rimasta un’attività di carattere domestico e artigianale fino alla fine del XVIII secolo, quando hanno iniziato a essere costruiti i primi stabilimenti meccanici di filatura. A Vittorio Veneto le prime filande risalgono agli inizi dell’Ottocento.

Il lavoro stagionale all’interno di queste strutture ha rappresentato una risorsa importante per numerose generazioni di donne. Oltre al fondamentale contributo apportato a una economia agricola di sussistenza, la vita da operaie, pur dura e faticosa, ha permesso di sperimentare forme nuove di socialità e di affermare la consapevolezza della forza del mondo femminile. Entrando in filanda giovanissime, le operaie accedevano progressivamente ai diversi livelli di lavoro: scoatína, ingropína e mistra; solo le più attente e capaci arrivavano però a questo ultimo grado di filatrice.

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Un grazie a EZIO FRANCESCHINI da ADUA - Aprile 2018

30 Marzo 2018

Santa croce del lago 30/03/2018

Gentile dr. Franceschini Ezio

sono un ospite della casa di riposo Villa don Gino Ceccon di santa croce del lago ed è mio desiderio esprimerle la mia riconoscenza per averci donato parte del suo tempo prezioso prestando la sua voce a leggerci dei tratti del libro “Ho fatto centro “dell’atleta Oscar Pellegrin, Al quale va non solo il mio plauso ma anche la riconoscenza per aver saputo con la sua tenacia donare non solo alla nostra provincia ma anche all’Italia tanta gloria.

Io in particolare, data la mia disabilità, non vedente, ho tratto tanta forza nel seguire il percorso della vita al quale sono destinata.

Sono certa che senza un po' di testardaggine non si raggiungerebbe nessuna meta.

L’atleta Osacr De Pellegrin con il racconto della sua vita ci sprona a non arrenderci e procedere con caparbietà il sentiero della vita nel quale stiamo camminando.

Desidero esprimerle, a nome anche degli ospiti di questa struttura il nostro sentito grazie, auspicando che tempo permettendo qualche altra volta ella possa dedicarci ancora la sua voce così espressiva e calda.

Approfitto della ricorrenza pasquale che è alle porte, per augurare a lei ed ai suoi cari ogni bene,

con gratitudine l’ospite di questa struttura

Adua Gamba

Giornata del malato - Febbraio 2017

12 Febbraio 2018

La XXVI giornata del malato organizzata dal Centro Servizi per Anziani “Padre Kolbe” di Pedavena si è svolta nel complesso dei Santuari Antoniani di Camposampiero importante centro della provincia di Padova, coinvolgendo le altre realtà quali: Villa Don Gino Ceccon di Santa Croce del Lago, Casa Soggiorno “Divina Provvidenza” di Santa Lucia di Piave, Centro Residenziale per Anziani De Lozzo De Dalto di Santa Maria in Feletto.

Molto dettagliata ed interessante la spiegazione fatta da Padre Giuseppe su S. Antonio nel suo ultimo periodo di vita trascorsa in questi luoghi nel castello del conte Tiso.

Il complesso ora formato da due Santuari quello della Visione che custodisce la cella in cui S. Antonio ebbe la visione di Gesù Bambino e il santuario del Noce che ricorda l’albero di noci dove il santo si ritirava per pregare, entrambi sono molto suggestivi, ricchi di testimonianze ma allo stesso tempo un sito silenzioso e appartato.

Nel tardo pomeriggio, in un clima di umana attenzione e compassione cristiana tutti accolti fraternamente, è stata celebrata la S. Messa animata dal coro “Padre Kolbe” conclusasi con la lettura del messaggio del Santo Padre Francesco per la giornata mondiale del malato. Quest’anno il tema della Giornata del malato ci è dato dalle parole che Gesù, innalzato sulla croce, rivolge a sua madre Maria e a Giovanni: «“Ecco tuo figlio ... Ecco tua madre”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (Gv 19,26-27)

Per i numerosi partecipanti, ospiti delle strutture, familiari, associazioni, la serata si è conclusa con una cena.

Daria (Animatrice)

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"Dare vita al Gusto" - Dicembre 2018

19 Dicembre 2017

Allegati

Castagnata - Novembre 2017

11 Novembre 2017caldarroste

A novembre, in occasione della festa di San Martino, i volontari dell’associazione “il Filò” hanno preparato le castagne arrossite per gli ospiti della struttura. Le castagne sono state preparate con la cottura classica che prevede l’utilizzo di una pentola particolare che presenta dei grossi fori sulla base che permettono alla fiamma di entrare in contatto con le castagne ma senza bruciarle troppo. Poi le caldarroste pulite e ancora fumanti sono state distribuite ai presenti. Ad allietare il pomeriggio sono arrivati tre giovani musicisti di Chies che con la fisarmonica, il clarinetto e la tromba hanno musicato i testi popolari tipici della cultura veneta.

Si coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla festa e anche chi ha contribuito attivamente alla realizzazione.

Un caloroso grazie ai tre ragazzi che si sono resi disponibili ed impegnati a rallegrare il pomeriggio nella residenza per anziani Villa don Gino Ceccon.

Daria - Animatrice

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